Motel Woodstock

 

Io che il festival di Woodstock non si fosse svolto a Woodstock, non lo sapevo mica. E non so se l'essere nato con dieci anni di ritardo rispetto al mega concerto, mi giustifichi più di tanto, ma fortuna che è c'è Ang Lee ad aprirmi gli occhi e a farmi scoprire che è stata la cittadina di Bethel ad ospitare il raduno di hippy più famoso al mondo, anche se probabilmente continuerò a chiamarlo più semplicemente concerto di Woodstock, come tutti hanno sempre fatto che concerto di Bethel non suon a un gran che bene.
Il trailer di questa pellicola mi aveva subito conquistato, ma con il passare dei giorni le critiche negative si stavano moltiplicando e chi diceva che il film ha la presunzione di raccontare il il concerto di Woodstock, senza però riutilizzarne la giusta colonna sonora rock o chi affermava che Lee abbia realizzato un film pieno zeppo di luoghi comuni su figli dei fiori e hippy. Eppure io il film lo ho visto e a me è piaciuto e intendiamoci, non sono di certo uno di quelli che con un cesto di pop corn tra le mani riesce a sorbirsi qualunque cosa.
Il fatto è, che questo Motel Woodstock a mio avviso, non ha nessuna presunzione di raccontare il concerto del '69, ma piuttosto utilizza questa cornice per narrare un simpatica storia e se è vero che la sceneggiatura è tratta dal memoriale Taking Woodstock: A True Story of a Riot, a Concert, and a Life di Elliot Tiber, è anche vero che Ang Lee ne tira fuori una simpatica commedia formato famiglia con una serie di variopinti personaggi tra cui una splendida e Imelda Staunton (la Dolores Umbridge del quinto film della saga di Harry Potter) o un divertente Liev Schreiber in abiti femminili che che interpreta il travestito Vilma e che tanto stride con il suo ultimo ruolo di rude cattivo in X-Men le origini: Wolverine.
Ang Lee parla di Woodstock dunque, ma racconta quel momento di passaggio che attraversa ogni ragazzo, quel passaggio dall'adolescenza alla maturità, quella fine dell'innocenza che ci porta a dover affrontare scelte difficili e decisioni importanti e mentre si racconta la storia di una trasformazione umana in un contemporanea si parla di quella che forse è stata la più grande trasformazione culturale. Ma soprattutto ci si diverte e si ride con intelligenza, il che non guasta mai.

Commenti

  1. A mio avviso il film è veramente brutto. Ang Lee un po' si ricicla (split screen da quell'orribile film che fu Hulk, strimpellini country da Brokeback Mountain) e un po' confeziona una storia di crescita personale che non ha nè capo nè coda. Perchè si poggia sull'interazione con personaggi bidimensionali a cui è concesso lo spazio di una battuta o due (Liev Schreiber sarebbe stato fantastico con un pochino più di approfondimento). Si salva giusto Imelda Staunton (la madre, TOP). Ah, dimenticavo quel bono di Jonathan Groff (il cappellone). E' vero, non vuole essere un film SU Woodstock. Il problema è che il resto è irrilevante.

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  2. contrappunto:
    Concordo con il fatto che i personaggi siano un po' approssimativi e che tutto il film abbia lo stesso spessore di Bratz The Movie. Però nonostante le sue mancanze, io lo ho trovato divertente. Non il film più intelligente che abbia mai visto che intendiamoci, sono uscito dal cinema e già lo avevo dimenticato, ma quantomeno mi ha reso spesierate due ore.
    E poi si, il capellone riccioluto (Jonathan Groff), è veramente da sposare sedutastante che mi son sciolto ad ogni inquadratura... anche se forse, sarei scappato con il carpentiere dallo sguardo rude e il cuore tenero (Darren Pettie).

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