Ex_Machina [recensione]


Ho molto apprezzato questa cosa di voler riscoprire i dialetti italiani ed effettivamente non se ne può proprio più di questi titoli esterofili e il dominio incontrastato dell'inglese e sono molto contento che a Roma abbiano deciso di distribuire il film d'esordio di Alex Garland, con il titolo: "Ex_Machina", scritto proprio con una sola "c" come diciamo noi all'ombra del Colosse e in questo periodo non sono andato in giro per l'Italia, ma ovviamente mi aspetto di andare a Napoli e leggere: "Ex_Macchìn" e girare per Brescia e vedere la locandina di "Ex_Benna" e brava Universal Pictures che ci fa riscoprire i dialetti.
Che poi questo Alex Garland è un nome che non dice proprio niente a nessuno e invece è diventato tipo miliardario quando nel 1996 ha scritto il libro The Beach e la 20th Century Fox gli ha comprato i diritti per farci un film con Leonardo Di Caprio e da quel momento ha iniziato a scrivere sceneggiature di successo e ha prodotto film e alla fine deve aver pensato: perché non fare anche il regista? E eccolo qui a dirigere questo Ex_Machina.
La storia è quella di un miliardario programmatore di un motore di ricerca che potremmo paragonare a Google, che si rinchiude nella sua casa/laboratorio per inventare dei robot con intelligenza artificiale e fin qui tutto ok; la parte noiosa arriva quando capisci che in questa casa non succede proprio nulla e tutta questa atmosfera thriller che vogliono montare è in realtà una farsa assurda e il film scorre lento e senza neanche un colpo di scena, fino ad arrivare al finale che tutti si aspettano. Ma tipo che l'unico momento veramente interessante del film è un'assurda scena di ballo che non c'entra nulla con la trama e rompe quella poca tensione thriller che erano riusciti a creare e son sicuro che hanno girato questa sequenza inutile ma geniale, solo per tirare avanti fino a 108 minuti e non farlo durare meno di un cartone Disney.
Se avete visto Her, direi che quasi potete evitarvi questa versione 2.0 in cui l'intelligenza artificiale non è solo una voce in una cuffia, ma ha le fattezze di Alicia Vikander, un'attrice svedese di 27 anni che quando pensi alle svedesi, te le immagini alte bionde e con gli occhi azzurri e invece lei è bassa mora e pelosa come Penelope Cruz, ma nonostante questo è ugualmente una figa e se in questo film sembra la noia in persona, godetevela a settembre quando uscirà con il divertente film di Guy Ritchie Operazione U.N.C.L.E
Che poi il film è pallosetto, ma quantomeno è girato in una villa pazzesca immersa nel bosco e visto che io sono architetto, vi dico che quel posto esiste veramente e in realtà sono due location distinte e l'esterno è parte del pazzesco The Juvet Landscape Hotel, un albergo costruito a ridosso di un fiume, immerso nel bosco sulla costa nord della Norvegia e disegnato dal team Jensen & Skodvin Architects; mentre il soggiorno con quella pazzesca parete di roccia è parte di un'abitazione privata progettata sempre dagli stessi architetti e dispersa non so dove anche lei nella Norvegia. Tecnologia e natura che si innestano tra loro alla perfezione e convivono creando qualcosa di nuovo e unico e che probabilmente doveva rappresentare una sorta di metafora dell'uomo che crea l'intelligenza artificiale mischiando natura umana e tecnologia e boh; io con questo film son stato a tanto così dall'addormentarmi e russare.

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