Museo della Shoah di Roma

E così, dopo Berlino, Parigi, Londra, Gerusalemme e Washington, anche Roma avrà il suo monumento per ricordare le vittime dell'Olocausto.
Sono partite infatti ufficialmente tutte le scartoffie burocratiche per la realizzazione di questo Museo della Shoah che sorgerà nel parco di Villa Torlonia e sarà visitabile (secondo loro) a partire da marzo 2013. Ora, non per cercare il pelo nell'uovo, ma considerando che questo progetto fu nominato per la prima volta nel lontano 2006 dal Sindaco Veltroni e secondo lui doveva diventare realtà nel giro di due anni... insomma, sappiamo benissimo tutti quanti come vanno a finire le cose qui a Roma e anzi, grasso che cola che Alemanno abbia raccolto l'iniziativa e non abbia fatto il solito bastian contrario (ogni riferimento all'Ara Pacis che voleva buttare giù e al Campidoglio Due che non vedremo mai, è puramente casuale...).
 
Il progetto del Museo della Shoah, è firmato dagli architetti Luca Zevi e Giorgio Tamburini e vorrei dirvi che a guardare i disegni mi sembra tutto tranne che un progetto interessante e innovativo; ma quando ho ritirato il timbro di Architetto d'innanzi al Magnifico Rettore, ho anche giurato eterna fedeltà al codice deontologico degli architetti che nel suo articolo quaranta, mi ricorda che non sta bene parlare male dei colleghi
Art. 40 – L'iscritto deve astenersi da apprezzamenti denigratori nei confronti di un collega, e, in particolare, quando ne prosegue l'opera iniziata ed interrotta.
Quindi immagino che non potrò dirvi che l'idea dello scatolone nero e pesante che grava sulle teste dei visitatori come fosse il peso di quell'orribile tragedia, è una perfetta scopiazzatura del Monumento ai martiri delle Fosse Ardeatine (se non ci siete mai stati, andateci perché è un posto molto suggestivo).
 
E probabilmente non dovrei neanche dirvi che quel muro pieno di scritte con i nomi delle vittime è quanto di più banale potessero pensare dato che di muri commemorativi fatti in quel modo e con lo sfondo nero, ne abbiamo pieno il mondo.
 
Per non parlare poi di quell'ingresso in mattoni rosati che ricorda uno dei famigerati camini di Auschwitz, ma che piuttosto sembra una mera parodia degli ambienti claustrofobici ed evocativi, realizzati all'interno del Jüdisches Museum di Berlino.
 
Dunque, tanto di cappello per la volontà di realizzare un simile luogo della memoria, ma anche tanta delusione per il come sarà concretizzata quest'idea, che rischia di trasformarsi nell'ennesimo noioso museo fatto solamente di vecchie fotografie in bianco e nero e qualche ricostruzione scenografica, dove portare i bambini delle scuole medie per fargli trascorrere una giornata all'insegna del "Uh poverini come sono stati sfortunati".
Chi vivrà, vedrà.

Commenti

  1. Non essendo architetto, non avevo idea del giuramento omertoso-massonico cui voi della confraternita foste assoggettati. Molto corporativistico, devo dire.

    E ora la mia sparata, che probabilmente mi vedrà impallinato da tutti i lettori, ma pace, io te la dico lo stesso: ma sto museo era proprio necessario? Intendo: ok a Berlino, visto che da lì è iniziato lo sterminio. Ok a Gerusalemme (e vorrei anche vedere, se non lo facevano li....). Su Parigi e Washington son perplesso (secondo me in America si è mossa la potentissima lobby ebraica, ma è un'opinione). Io non dico che non sia una cosa da ricordare. Anzi. E forse visto certe frange xenofobe che impazzano in Italia e a Roma potrebbe anche servire. Ma non so proprio, a livello di nazione, quanto l'olocausto sia sentito. Cioè, se si vuole fare un museo che ricordi a tutti eventi drammatigi, allora forse non sarebbe più opportuno, che ne so, qualcosa che commemori le stragi mafiose?

    Max

    RispondiElimina
  2. ..Max, la mafia non esiste, è stata inventata da Saviano....
    ciao
    Sir

    RispondiElimina
  3. @ Sir: ah quindi si potrebbe fare un parco di divertimenti a tema mafioso: un Disney World all'amatriciana, insomma.

    Tanto, fantastico per fantastico....

    Max

    RispondiElimina
  4. Ennò, il museo della Shoah da noi ci vuole eccome, vista l'incapacità atavica a concepire la democrazia in senso liberale ed inclusivo, e non come supremazia della maggioranza nazionalpopolare. L'Italia tende sempre a rappresentarsi visivamente come monoculturale ed erede diretta della Romanità, possibilmente cristiana. Quanti cittadini medi sanno che la Mole Antonelliana nacque come sinagoga? Che l'italia ha avuto un primo ministro ebreo anglicano? Che "alla fiera dell'est" è originariamente folklore ebraico? Insomma, ben vengano i primi passi verso il riconoscimento di una tradizione composita e gli omaggi alle minoranze. Certo che da qua ad un omaggio agli omosessuali passeranno secoli...

    RispondiElimina
  5. Non sono anonimo! E' splinder che mi boicotta! Comunque non volevo dire che il museo, o la lapide o la targhetta commemorativa servano ad integrare alcunché, ben lungi. I simboli visivi servono piuttosto ad ampliare l'orizzonte identitario e, come le politiche antidiscriminatorie, a trasmettere un messaggio sul posizionamento delle istituzioni. Un monumento agli omosessuali non aumenterà magicamente il numero di omosessuali integrati, ma sarà il segno visibile di una riconoscenza istituzionale ed un'inclusione nel patrimonio culturale della comunità. Il museo o memoriale della Shoah è un monito permanente, una presa di posizione che modifica il paesaggio urbano, insomma è un gesto. Su quanto sia antiestetico, mi rimetto all'esperto...

    Belguglielmo

    RispondiElimina

Posta un commento