Lincoln


Steven Spielberg è l'emblema del patriottismo americano. Ma tipo che in ogni suo film arriva il momento in cui l'eroe fa il discorso al popolo ormai privo di speranza e la bandiera americana sventola e in sottofondo parte la colonna sonora con violini e pianoforte e il più delle volte le scene drammatiche sono talmente telefonate, che risultano fastidiose quasi quanto una puntata di C'è Posta per Te in cui Maria De Filippi punzecchia gli ospiti in studio per farli mettere a piangere.
Ecco, considerato il tema dell'abolizione della schiavitù, mi aspettavo che Lincoln fosse pieno di queste situazioni tragiche, accompagnate da sviolinate lacrimevoli. Ché quando si parla di negri, ebrei o soldati mutilati, Spielberg va in brodo di giuggiole e tira fuori polpettoni all'americana, che hanno il solo scopo di vincere Oscar.
Lincoln però è diverso. E non so se è un bene o un male.
Nel senso che nel tentativo di fare un racconto storico attinente ai fatti, Spielberg confeziona un polpettone quasi documentaristico, che i film tv in due puntate che mandano su Raiuno gli fanno una ricca pippa.
Intendiamoci, scene e costumi sono pazzesche e le candidature agli Oscar sono meritatissime, ma poi c'è Daniel Day-Lewis che è truccato in modo da somigliare incredibilmente ad Abraham Lincoln e però è talmente concentrato nell'imitare il Presidente, che alla fine risulta senza tensione emotiva; e anche la moglie di Lincoln che è la Sally Field di Brothers & Sisters, si differenzia dal personaggio del telefilm solo per i vestiti ottocenteschi dalle più improbabili fattezze; e tutte le vicende girano attorno a fatti squisitamente politici, che mi hanno fatto calare la palpebra un bel po' di volte.
La storia si ravviva quando ormai siamo giunti verso la fine, dopo aver infarcito la trama con racconti più o meno noiosi, che portano la pellicola ad una durata di due ore e trenta minuti e finalmente ecco arrivare la tanto attesa votazione; quella che sancirà il tredicesimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti e decreterà l'abolizione della schiavitù e ecco; qui Spielberg dà il meglio di sé, montando la scena dello spoglio dei voti, in modo da tenere lo spettatore in trepidazione e sulle spine e l'unico problema è che però lo sappiamo benissimo che alla fine l'emendamento è stato approvato. Vi pare forse che la domenica pomeriggio andiamo nei centri commerciali a comprare schiavi negri?
Ecco, mi pare un po' come quando uscì il film di Titanic e io dissi ad una mia amica che la ricostruzione del naufragio era proprio ben fatta e lei urlò tappandosi le orecchie: - Noooo! Mi hai detto che affonda! Mi hai rovinato il finale!! - Ma che sei deficiente? Lo sanno tutti che il Titanic affonda, proprio come tutti sanno che il tredicesimo emendamento è stato approvato. Che senso ha creare tutta quest'attesa, per una cosa di cui tutti già sappiamo come va a finire?
Lincoln è un film girato ottimamente e che dipinge il Presidente come un grande statista, disposto a fare scelte poco etiche pur di raggiungere il suo nobile scopo e questo è probabilmente l'aspetto più interessante del film; perché tutto il resto è come la pagina di un libro, che viene letta senza dare enfasi alla punteggiatura.

Commenti

  1. non ho visto il film quindi non posso dire cosa ne penso.

    non sono però d'accordo quando dici che non ha senso creare attesa per un finale che comunque tutti conoscono. direi anzi che sta nella bravura del regista (o dello scrittore, se si tratta di un libro) raccontarci una storia arcinota come se fosse nuova, e in modo da indurre lo spettatore (o il lettore) a credere fino alla fine che no, non potrà succedere davvero... riprendo l'esempio di Titanic che hai fatto tu stesso: recentemente l'ho rivisto, e ho provato proprio questo. pur conoscendo benissimo il finale, dentro di me "spervavo", "credevo" che tutto sarebbe finito per il meglio, almeno per i protagonisti!

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  2. stesso discorso per il teatro o per l'opera: lo sappiamo tutti che Antigone morirà, che Giulietta e Romeo moriranno, che la Traviata morirà, che la Bohème morirà, però rimaniamo sempre ancorati a un filo di speranza... (ovviamente parlo per me e delle situazioni sceniche in cui siamo davvero emotivamente coinvolti)

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  3. Questo è noioso, non vita di Pi...

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  4. non ho avuto voglia di qualcosa di così impegnativo, lo ammetto...

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