La lettera di Davide


Si è fatto un gran parlare della lettere pubblicata da Repubblica e scritta per mano di un ragazzino omosessuale di nome Davide e tutti con gli occhi lucidi a bagnare con le lacrime le pagine del giornale e tutti talmente commossi che improvvisamente i diritti degli omosessuali sono tornati al centro delle discussioni politiche. O almeno questo è quello che ci vogliono far credere.
Sono anni che gli omosessuali vanno in giro a dire le stesse parole di Davide e sono anni che nei gay pride la folla rivendica il diritto di amare, eppure ogni volta facciamo la figura dei baracconi, degli invertiti e di quelli che minacciano la famiglia tradizionale. Poi arriva Davide con la sua letterina da sfigato e piena di contraddizioni e improvvisamente tutti si mobilitano. Intendiamoci, non ce l'ho con Davide, lui è solo un ragazzino disperato che ha scritto quello che pensava nella maniera in cui lo scriverebbe un diciassettenne impaurito e se serve questo per smuovere l'opinione pubblica e far sì che qualcosa cambi, allora ben vengano i Davide; però io non ci sto a passare da miserabile sfortunato, sempre sull'orlo del suicidio. Anzi, proprio questa finta minaccia di suicidio "Caro direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio [...]" è fastidiosa e suona come un ricatto buttato lì solo per impietosire, perché i suicidi ci sono sempre stati e mi viene in mente Andrea il ragazzo dai pantaloni rosa, eppure non mi pare che nessun politico abbia mai detto "A". Davide ha colpito perché dalle sue parole trapelava disperazione e però io non ci sto a passare per sfortunato "Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali. [...]", perché se siamo gay non è per malasorte e si può essere finocchi e vivere felicemente anche in questo paese.
La pubertà e difficile per tutti e gli adolescenti sanno essere cattivi perché si trovano in una fase di profondo cambiamento e hanno la smania di diventare grandi e sentirsi importanti e spesso se la prendono con quelli apparentemente più deboli e ne fanno le spese i ciccioni, i brufolosi, gli effeminati e tutti quelli che hanno qualcosa di diverso. Ci siamo passati più o meno tutti e anche io (che adesso sono apparentemente un manzo palestrato e sicuro di me) ho avuto la mia adolescenza da sfigato nella quale venivo perculato perché giocavo con le femmine. Il problema principale non sono gli altri che ci prendono in giro, ma siamo noi che siamo deboli e ci sentiamo sbagliati "[...] un mondo che non mi accetta sebbene io sia nato così.", perché forse a diciassette anni non si ha la forza di reagire [...] siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile [...] o non si ha ancora quella sicurezza che ti fa scivolare tutto addosso e ti fa guardare allo specchio senza vedere nulla che non va. Io sono giusto così.
Essere omosessuale è una cosa che non so neanche descrivere, perché sarebbe come trovare una motivazione all'essere con i capelli marroni o l'essere maschio e spesso ci si sente sbagliati solo perché non si sa che tantissime persone hanno vissuto le nostre stesse esperienze. Bisogna sempre farsi coraggio e trovare un modo per reagire.
Io sono ormai arrivato a 34 anni e sono molto più disilluso di un qualsiasi Davide, eppure ancora credo che in Italia arriveranno i matrimoni gay. Non le coppie omoaffettive, non i DICO, non i PACS, ma il matrimonio. Perché la storia ci insegna che proprio nei momenti di maggior crisi, il nostro Paese ha dato segnali importanti di cambiamento ed è stato così nel 1946 quando nel pieno dopoguerra le donne sono riuscite ad ottenere il diritto di voto e son sicuro che sarà così anche per i riconoscimenti alle coppie omosessuali e una legge contro l'omofobia.
Certe volte essere forti significa anche sedersi in finestra, guardare in modo distaccato tutto quello che non va e aspettare che il cambiamento arrivi. Senza avere la voglia di buttarsi giù. 

Commenti

  1. Ogni tanto si leggono parole segne di non essere chiamate "stronzate". Se fossi in te, bombarderei la redazione di quello stesso giornale con questo articolo. So che anche non fosse pubblicato non avrebbe la stessa eco della lettera del ragazzo, ma almeno non si fa passare che noi froci siamo tutti dei scassapalle sull'orlo di una crisi di nervi e di identità.

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    1. Andrebbe dritta nello spam. Mica farebbe notizia.

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    2. Hai ragione quid!

      PS: ma ho scritto il commento coi piedi?!? Quanti errori in poche righe :/

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    3. Siamo tutti abbastanza grandi e abbastanza svegli, per capire che quella lettera se non è addirittura finta (cosa alla quale ho pensato più volte), è comunque una lettera pubblicata per scopi politici. Guarda caso il PdL ha già fatto la sua proposta poraccia facendo finta che gli interessi qualcosa. Eppure sono sempre gli stessi che fino a qualche mese fa manifestavano per l'importanza della famiglia tradizionale.

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  2. Non penso basti stare come il saggio cinese sulla riva del fiume. Anche se confido sulla forza esterna dell'Europa.

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    1. Intendiamoci, non ha quasi mai saltato un gay pride e tutti i colleghi di lavoro sanno che sono gay e lo sanno persino quelli della palestra e questo te lo dico per farti capire che non sono uno di quelli che aspetta che arrivi il cambiamento come la manna dal cielo. Credo di combattere le mie battaglie quotidiane nel mio piccolo e nella mia quotidianità. La legge prima o poi arriverà perché dovremo adeguarci con gli altri paesi più civili.

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  3. Infatti, basta con questa smania di giustificarsi per quello che si è!
    Dovrebbe essere sempre valido.. se sono troppo bella.. allora devo fare la simpatica a tutti i costi perchè gli altri non mi prendano in antipatia.. se sono troppo intelligente allora devo sbagliare ogni tanto per dare agli altri l'opportunità di starmi accanto.. se sono gay devo sembrare triste, per impietosire gli altri affinchè siano mossi a riconoscere i miei diritti..
    NO, NON VA BENE.. essere gay, felice, ricco e fare sesso.. essere belle e antipatiche.. intelligenti ed irraggiungibili.. ma anche brutti e tirarsela da morire.. stupidi e voler studiare ad Harvad.. etero e non sposarsi!
    Ma ognuno può essere se stesso senza paura di urtare la pseudo sensibilità (frustrazione?) degli altri???

    Lavinia

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    1. La penso esattamente come te ognuno dovrebbe essere libero di essere quello che vuole senza artifici. E poi assumersi le responsabilità per il proprio comportamento.

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  4. è tutto vero. Ma tu ti esprimi da 38enne che ha vissuto certe esperienze, ha raggiunto un suo grado di maturità grazie a quelle. Lui ha 17 anni e si esprime con tutte le esagerazioni tipiche di un età di transito non esattamente facile per nessuno. Condivido la tua posizione, seppure creda che la partecipazione alla richiesta di una parità dei diritti sia qualcosa che sfiora la gran parte dei gay più per casuale senso del branco che per un sentito bisogno. Lo testimonia la scarsa presenza nelle piazze e l'affermazione di sè praticamente limitata ai commenti nei blog...di altri gay. E riaffermarsi in un contesto in cui si è automaticamente riconosciuti non è proprio il massimo dell'eroismo epico. Voglio i martiri? no. mM almeno una truppa consapevole e motivata, si. Magari se ci abbinassimo l'estrazione di alcui biglietti gratis al Circuit...scommetto muoveremmo folle oceaniche! Peace, Rocco

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    1. La scarsa partecipazione di cui parli credo sia un po' figlia dei nostri tempi. Guarda i risultati delle ultime elezioni: a Roma ha votato solo il 37% degli aventi diritto e più in generale in tutta Italia ha votato solo il 44% degli elettori. Più della metà del paese se ne è lavato le mani. Sono il primo che incolpa i gay di superficialità, ma credo anche che la colpa non sia dei gay, ma di un affievolimento generale dei valori.
      E comunque ho 34 anni, non 38 ehehehe.

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    2. però non paragonerei la lotta per dei diritti da sempre negati, e che ti completano come persona e che ti tutelano nel rapporto affettivo che ti costruisci con la partecipazione alle elezioni poliiche... Diciamo pure che ci sia un affievolimento dei valori, e noi che NOTORIAMENTE, siamo soggetti sensibili, ci siamo affievoliti all'istante. Precursori!
      Chiedo venia, ricordavo male. Ne dimostri 20, va!

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  5. Lord, sottoscrivo ogni singola parola che hai scritto. Non c'è stato mai un momento nella mia vita in cui abbia desiderato essere diverso da come sono. Si beh magari un po' più alto e con una meno spiccata propensione agli eccessi alimentari, ma di certo non eterossessuale. Se potessi scegliere di rinascere, vorrei rinascere di nuovo maschio e omosessuale. E sì che me ne ha creati di problemi la mia omosessualità! E continua tuttora a crearmene. Ma non sarei la persona che sono, la persona che ho alimentato e costruito, un pezzettino per volta, in tutti questi anni. Dirò di più: io sono grato alla mia omosessualità, perchè ha senz'altro contribuito a sviluppare in me qualità che, probabilmente, con una vita "nei binari" non avrei sviluppato. Io sono orgoglioso di ciò che sono, e lo sono per tutte le volte che ho reagito o tenuto la testa in alto con lo sguardo fermo, non per quando l'ho abbassato. Quindi ho reagito alla lettera di Davide con evidente fastidio, non trovando nella giovane età dell'autore una giustificazione a quella lamentosa (e, secondo me, compiaciuta) richiesta di attenzione. Non ho provato alcun sentimento di empatia nei suoi confronti, nemmeno sforzandomi di ricordarmi di me alla sua età. Il vittimismo lo trovo da sempre irritante, ed è un atteggiamento cui non ho mai ceduto. Soprattutto perchè penso che spesso il rapporto tra vittima e carnefice sia assimilabile a quello che intercorre tra l'uovo e la gallina: non si sa chi arriva prima ma senz'altro senza l'uno non c'è nemmeno l'altro. Quindi bisogna spezzare la catena. Ovviamente mi riferisco all'attitudine mentale ad essere vittima; perchè poi è chiaro che se cammini per strada e ti corcano di botte in quindici perchè ti hanno visto dare un bacino al tuo compagno, allora lì più che cercare a tua volta di corcare di botte loro, facendo più male possibile, e poi denunciarli, poco puoi fare. Prendendo in prestito il titolo di un libro di quello che io ritengo il più grande scrittore italiano, l'immenso Aldo Busi, e che sul tema potrebbe insegnare moltissimo a tutti, direi che "Ci voglioni i coglioni per prenderlo nel culo".
    Alessandro

    P.S. A proposito di Aldo Busi, scusatemi questo endorsement ma consiglio agli amanti della lettura il suo ultimo romanzo "El Especialista de Barcelona": per me un capolavoro assoluto (sebbene non facilissimo, come tutti i libri di Busi ma del resto nessuno più di lui e come lui sa giocare con la lingua italiana).

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  6. ABusi è un ottimo scrittore. Ma eviterei di dargli manti di sacralità sospinti da nostalgie pasoliniane. SI fa un torto a lui, e naturalmente a Pasolini. Una buona penna, con uno stile ruvido e diretto. Ma un gioco di parolacce in una frase sintatticamente perfetta possono stupire, ma non rapire. EÈ giusto che lo consideri un grande, se ti piace il suo stile, ma porlo in vetta a tutto ti garantisce una libreria assai misera. Ma credo siano infatuazioni giovanili. Capita.

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  7. Che bravo che sei Lord.
    Danilo

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  8. Che bello che sei Lord.
    Anonimo malcelato.

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    1. uh! tra te e viviluca sarebbe una bella lotta !!! graffiatevi gatte!

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  9. Liberi di essere se stessi, liberi di amare. Credo anche io nel matrimonio gay e ad un ampio riconoscimento in Italia...!

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    1. Prima o poi saranno costretti ad aprire gli occhi.

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  10. "Essere omosessuale è una cosa che non so neanche descrivere, perché sarebbe come trovare una motivazione all'essere con i capelli marroni o l'essere maschio"

    Hai centrato, forse inconsapevolmente, il punto, caro Lord. Si tratta semplicemente di una questione genetica, proprio come avere i capelli marroni o essere nati maschietti. Se consideri tutta la faccenda da questo punto di vista, che è anche l'unico punto di vista serio dal quale guardarla perché è quello scientifico, non c'è proprio nient'altro da aggiungere.
    Buone vacanze
    Filopaolo

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    1. Beh diciamo che non era una riflessione molto inconsapevole la mia. Se vivo la mia omosessualità in modo così tranquillo e naturale, è proprio perché la reputo una semplice connotazione fisica (se così vogliamo definirla). E nulla di cui aver vergogna.

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