Inside Out [recensione]


Il film Inside Out sembra fatto a posta per i bambini; con i suoi protagonisti che sono già pronti per diventare peluches da posizionare sui ripiani dei Disney Store e andare a ruba nel periodo natalizio svuotando le tasche dei loro papà. Eppure come ormai ci ha abituato la Disney/Pixar, dietro il linguaggio colorato, semplice e lineare, si cela una storia che piace anche a quelli che hanno compiuto dieci anni già due o tre volte.
Che poi a raccontare la trama in modo distratto, sembrerebbe quasi di sentire qualcosa di già visto e ci sono i protagonisti che sono resi antropomorfi proprio come si dava un anima ai giocattoli di Toy Story e ci sono i due protagonisti in conflitto tra loro che ricordano gli screzi tra Woody e Buzz o il vecchietto bisbetico e il bambino di Up e proprio come in questi due film, anche i pupazzotti di Inside Out son costretti a viaggiare insieme, conoscersi meglio e aiutarsi l'uno con l'altro fino all'ovvio, ma non scontato lieto fine.
E considerato quanto la Disney stia puntando e promuovendo questa pellicola, forse non è un caso che questo Inside Out inizi proprio lì dove Toy Story 3 finiva e ovvero in quel momento in cui l'adolescenza sta ormai sfuggendo di mano, si chiudono i giocattoli in una scatola e inconsapevolmente si entra nella giostra di emozioni che è la pubertà.
Il nuovo film Pixar azzecca alla perfezione i tempi del divertimento e quelli della commozione e dio solo sa quanto mi fanno piangere questi film, che poi si accendono le luci in sala e io sto con due occhi rossi e gonfi neanche fossi dentro un fienile con l'allergia.
Inside Out è il racconto di un meraviglioso gioco di squadra con un bel messaggio da portare fuori dal cinema: i sentimenti che proviamo sono tutti importanti e non esiste felicità, senza aver provato prima un po' di tristezza. I bambini forse faranno fatica a capirlo, ma per noi grandi è sicuramente una bella lezione. E ora vado a piangere un altro po'.

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